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giovedì 22 settembre 2011

Don Chisciotte non era pazzo. Voi tutti lo siete.

Cavaliere: “Vedi anche tu, fido scudiero, quel che ved’io?”
Scudiero: “Io vedo solo quello. Se m’intendi.”
Cavaliere: “T’intendo. Chissà cosa starà cercando, puntandoci addosso quello strano arnese.”
Scudiero: “Non lo so, ma non mi piace per niente. E poi si vede che non è uno di cui ci si possa fidare.”
Cavaliere: “Sempre il solito esagerato. Se tutti fossimo più gentili e disponibili, in questo mondo, ci sarebbe più sole.”
Scudiero: “Quello comunque qui non manca, caro padrone.”
Cavaliere: “Sì, ma arriverà il freddo, tra poco, e chissà se quello sarà ancora lì.”
Scudiero: “Non credo, sembra uno di passaggio.”
Cavaliere: “Sì, si vede che non è del posto. Ma l’essere di passaggio non vuol dire niente. C’è gente che ha passato una vita ad aspettare. A passeggiare. A passare. A errare, proprio come noi. A proposito, non ti sembra strano che un cavaliere errante e il suo scudiero siano costretti a stare fermi immobili per sempre, in questo parco?”
Scudiero: “Proprio questo pensavo. Noi quand’è che passiamo? Non c’è nessuna principessa da salvare, nessun gigante da battere?”
Cavaliere: “Non so. Dovremmo chiedere al cavaliere e allo scudiero che ci stanno di fronte.”

Scudiero: “Quei due non mi sono mai stati simpatici. Non stanno mai fermi. Basta un po’ di vento e subito cominciano a muoversi. Restano lì, per fortuna, ma non son capaci a star’immobili.”
Cavaliere: “Sono meglio di noi, che non possiamo neanche esitare un pochino. Hanno una forma di movimento, in divenire.”
Scudiero: “Bah, e comunque quello lì io lo vedo diverso, da quando è venuto la prima volta”
Cavaliere: “E cosa vedi?”
Scudiero: “Non so, ha più consapevolezza. Ma perde di avventurosità.”
Cavaliere: “Avventurosità?”
Scudiero: “Sì. Come sa anche vossignoria, quando prima di partire ci si crede che ad ogni angolo ci sia un drago o un bandito, che mille avventure stiano lì ad aspettare, mezze addormentate, in attesa di un coraggioso cavaliere. E poi invece quando si comincia ad errare ci si rende conto che l’avventura sta nelle piccole cose. Nella ricerca di un fiume per abbeverarsi. Nella raccolta di un frutto o nell’incontro in un’osteria che sembra un castello.”
Cavaliere: “Era un castello, ti dico. Però t’intendo. Con la fantasia si può credere di esser pronti a tutto. Poi magari non succede niente.”
Scudiero: “Bah. A vederlo sembra felice, però. E’ spaventato, ma felice.”
Cavaliere: “Gli manca uno scudiero. E un cavallo. Poi ha tutto l’aspetto di un cavaliere errante. Armato magari di quell’arnese che ci guarda ancora.”
Scudiero: “Magari lo scudiero lo trova Andando. Magari quando tornerà. Avrà sicuramente qualcuno che l’aspetta.”
Cavaliere: “Son le principesse che aspettano. Non gli scudieri.”
Scudiero: “Si ma quelli che accompagnano siamo noi scudieri. Voi avete passato più tempo con me che con la vostra amata Dulcinea.”
Cavaliere: “Solo perché io non ero con lei. E lei non era con me. Se avessimo potuto…”
Scudiero: “Voi sottovalutate l’importanza di uno scudiero. Me ne ricorderò quando avrete voglia di scendere dal cavallo.”
Cavaliere: “Sono secoli che vorrei scendere, a dire il vero. Ma siamo intrappolati qui.”
Scudiero: “Pensate a quante avventure avremmo potuto compiere, in giro per il mondo, in tutti questi anni.”
Cavaliere: “Magari le compirà lui. O magari raggiungerà la principessa. O troverà uno scudiero. O un’altra principessa. O magari le racconterà, tutte queste avventure. Prima di raccontarle, però, dovrebbe viverne.”
Scudiero: “Non ti dimenticare di viverle, le tue avventure. Che a raccontarle c’è sempre tempo.”

Scusate il ritardo.Sono tornato. Anzi, sono appena partito.